NEL LUSSO L’UBIQUITÀ UCCIDE

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Nel mondo del lusso ci può essere ancora molto da fare, perché ci sono tanti mezzi, tanto gusto e tanta sensibilità estetica.

Ma spesso manca una consapevolezza o direzione di quello che si vuole comunicare: i propri valori, il proprio orizzonte di riferimento, la propria identità. Come diceva Walter Landor, leggenda nella progettazione dei marchi aziendali, i prodotti sono realizzati in fabbrica, ma i marchi sono creati nella mente.

Louis Vuitton è un bellissimo esempio che incarna l’essenza del viaggio: quello del lusso, quello elitario che si distingue da quello incarnato dalle piattaforme a portata di tutti. È quello che rappresenta la classe sociale che può permettersi i suoi prodotti e quindi viaggiare al massimo delle potenzialità, rappresentato in modo spesso cinematografico e romantico.

Ma fa anche sognare chi non può vivere quel tipo di vita. I brand del lusso comunicano anche a chi non può essere cliente, li portano in un mondo di sogni.

Nel mondo del lusso non c’è comparazione perché il lusso è superlativo. Più si scala la piramide, più diventa difficile comprare e si hanno infiniti tempi di attesa (Hermès).

I brand del lusso non comunicano cercando di vendere, ma fanno in modo che siano i clienti a cercare i brand.

Spesso sono vicini alle arti, al cinema, alle fondazioni, alla cultura in modo da diventarne promotori.

Essere vicini all‘arte o promuovere cultura oggi è fondamentale non solo per i brand del lusso. Un’identità forte, che veicola valori e crea senso di appartenenza, è ciò che può far emergere qualunque azienda nel mare della concorrenza.

Archivio fotografico: © virtosmedia, 123RF Free Images

 

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